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Famiglia: Ombrellifere.

Pianta: erbacea, biennale, alta circa 80 cm.

Fusto: con superficie scanalata, ramificato fin dalla base, assume un aspetto cespuglioso.

Foglie: composto di colore verde chiaro, divise in stretti segmenti; quelle inferiori sono provviste di piccioli, quelle superiori sono inserite sul fusto.

Fiori: bianchi o rosa più o meno intenso, sono raccolti in ombrelle molto irregolari.

Frutti: (acheni) molto allungati, particolarmente aromatici.

 

Dove nasce e come si coltiva: molto diffuso in Europa, in Italia è presente nella fascia settentrionale. Cresce nei prati umidi delle Alpi e degli Appennini fino a oltre 2000 m di altitudine. La coltivazione si effettua seminando in solchi in autunno o in primavera in terreni umidi, ben esposti al sole. Quando le piantine sono nate, si diradano.

 

Parti da utilizzare: i frutti detti impropriamente semi.

 

Quando si raccoglie: nell'estate del secondo anno di vita della pianta, al mattino quando le infiorescenze sono umide di rugiada e i frutti non si staccano durante la raccolta.

 

Come si conserva: si tagliano i fusti e si raccolgono in fasci, poi si appendono all'ombra sopra una carta in modo che i frutti si stasi stacchino naturalmente. Si liberano quindi da eventuali impurità e si conservano in barattoli a tenuta d'aria.

 

Una pianta dai poteri magici

Al cumino furono attribuite in passato diverse proprietà magiche e simboliche: presso le popolazioni germaniche si riteneva che esso fosse capace di tenere lontani i demoni della foresta e per questo lo si spargeva sul pane appena cotto, affinché nessuno degli esseri maligni venisse a rubarlo; nell'Italia settentrionale durante il Medioevo esso veniva fatto mangiare ai polli perché si credeva che, in questo modo, essi non si sarebbero più allontanati. Quest'ultima credenza finì col diffondersi al punto che le donne talvolta facevano ingerire cumino ai loro mariti, convinte che se esso avesse l'effetto di tenere vicini i polli doveva funzionare anche con gli uomini. Nel mondo greco, tuttavia, il cumino era anche visto come simbolo di amicizia.

 

Ingrediente tipico della cucina indiana

L'origine del cumino è orientale e il suo aroma è tuttora spesso associato a tipiche vivande dall'aspetto esotico. L'esatta area di provenienza di questa pianta non è però del tutto chiara. In India si ritiene che il cumino sia originario del luogo, in quanto ha un impiego larghissimo nella cucina di questo paese: esso è uno degli ingredienti principali del curry e viene citato anche nel più antico erbario indiano, risalente al V secolo a.C. Anche i paesi mediorientali e del bacino del Mediterraneo rivendicano la paternità del cumino, sostenendo che esso è l'ingrediente più importante nei vari tipi di cuscus, piatto caratteristico di questa area.

 

Un rimedio contro il mar di mare

Qualunque sia la sua origine, il cumino fece parte del gruppo di spezie orientali che tanto successo raccolsero nel mondo occidentale antico, dove il commercio di questi prodotti costituì a lungo una delle attività principali. Quando Greci e Romani vennero a conoscenza di questa droga, iniziarono a usarla piuttosto diffusamente per condividere le vivande: il sapore del cumino è piuttosto forte, simile al pepe, ma più aromatico e meno pungente. In epoca medioevale, invece, questo uso in cucina andò via via scemando, ma si iniziarono in compenso ad apprezzare alcune delle proprietà medicamentose di questa droga: il cumino veniva infatti prescritto per tutta una serie di disturbi e in modo particolare per prevenire il mal di mare.

 

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Lo staff di Segretinatura.com